WHY NOT?
Il mio curriculum artistico-professionale è frutto di una pluriennale attività nel campo musicale, ma soprattutto un riflesso di una dimensione esistenziale irrequieta, curiosa, diffidente nei confronti di specialismi e di scelte radicali.
L’iter scolastico, che comprende studi e diplomi pianistici, di composizione e di direzione d’orchestra, con adeguato perfezionamento presso la Hochschule für Musik und Theater di Monaco di Baviera, si arricchisce di un’estensione universitaria giurisprudenziale “familiarmente corretta” ma assai poco utilizzata nel corso della carriera musicale.
La mia avventura artistica è stata segnata dall’incontro con due grandi Maestri: Andrea Mascagni, che ha orientato gran parte dei miei studi musicali, e Luciano Berio che ha illuminato la mia vocazione artistica.
Mascagni, che è stato il mio primo insegnante di Composizione, mi ha trasmesso la necessità di un’etica e di un rigore necessari per distinguersi in un campo, quello artistico, ricco di suggestioni ma anche di illusioni.
Berio, con cui ho intrattenuto una pluriennale collaborazione artistica corredata da una bella amicizia, mi ha stimolato il piacere della ricerca, dell’innovazione intelligente, di un’intima vocazione orientata verso il Bello, senza limiti di stile e di tendenza.
Ecco perché ho scelto una preminente qualità esistenziale rispetto ad una vita di successo ad ogni costo.
Da tempo abito in montagna, vicino a Trento, dove sono nato e ove recupero spazi mentali e fisici: amo leggere tanto, mi piace la buona cucina e interpreto il tempo libero come necessità di movimento, ricerca di nuovi spazi, stimoli e sensazioni.
In campo musicale queste esigenze si traducono nella necessità di leggere/studiare in continuazione testi e partiture vecchie e nuove, di distinguere generi senza liste di proscrizione intellettualisticamente orientate, di testimoniare la stimolante varietà dei generi piuttosto che giudicarla.
All’attività creativa e concertistica ho affiancato quella didattica e organizzativa che mi sembravano necessarie per una maggiore definizione della mia personalità: le esperienze come didatta sono state molteplici partendo dall’insegnamento del Pianoforte, per transitare attraverso l’Armonia e giungere a quelle fatidiche Esercitazioni Orchestrali che mi hanno visto impegnato presso i Conservatori di Trento, Firenze e Venezia.
Il contatto con i giovani, che si trovano spesso di fronte a territori musicali inesplorati, ha sortito significative realizzazioni.
Senza andare troppo indietro nel tempo, a Venezia, ricordo con piacere le co-produzioni operistiche dell’Orchestra del ”Benedetto Marcello” con il Teatro La Fenice (Cenerentola e Cambiale di Matrimonio di Rossini, Che Originali di Simone Mayr, Giulietta e Romeo di Zingarelli, lo Schauspieldirektor di Mozart, il Manfred di Schumann con Ottavia Piccolo ma anche Malipiero, Chailly, Rieti, Britten, ecc.) e, annualmente, una importante serie di concerti sinfonici (come l’esecuzione dell’integrale dei concerti per pianoforte di Beethoven in alternanza con il direttore d’orchestra americano John Axelrod).
Il mio ruolo di didatta si è esteso anche all’estero grazie a delle masterclasses tenute a Parigi con l’Orchestra del Conservatorio Superiore ed in Portogallo con l’orchestra dell’Accademia di Castelo Branco.
Una decina di anni fa ho creato a Trento un’orchestra giovanile nazionale denominata JFutura ove J stava per Jeunesse, ma anche per Jump, Joke, che ha realizzato con me oltre cento concerti in Italia ed Europa tra cui spiccano un’inaugurazione della Biennale di Venezia, una stagione a Roma come orchestra in residenza invitata dall’Accademia Filarmonica e denominata MozarTiamo, due stagioni a Trento e Milano (con il sostegno di Porsche Italia), la partecipazione al Festival dei Due Mondi di Spoleto, al Festival di Bertinoro, di Barga nonché l’effettuazione di una importante tournée in Belgio culminata con un significativo concerto al Parlamento Europeo.
Per alcuni anni l’orchestra si è anche estesa in ambito internazionale – JFutura International per l’appunto – selezionando musicisti in Francia, Portogallo, Repubblica Ceca e Romania; questa impresa titanica si è realizzata anche grazie al sostegno e alla visione di una grande imprenditrice, Paola Stelzer, che ha reso possibile questo sogno oltreché realizzare un teatro privato presso la sua residenza (Teatro delle Garberie) sede di prove, ma anche di inusuali concerti cameristici, dibattiti, eventi culturali di rilievo europeo (Teatri Viaggianti). Politica miope e costi non più sostenibili hanno purtroppo portato al termine questa irripetibile avventura.
Poiché sono un convinto sostenitore della necessità di creare ponti culturali ove le esperienze ed i progetti locali possano e debbano trasferirsi su di un piano nazionale e possibilmente internazionale, assieme al compianto amico e direttore Bernard Dekaise, ho ritenuto opportuno fondare, un ensemble italo-belga denominato “Nuovo Ensemble Europeo” con cui a partire dal 2000 abbiamo effettuato più di cinquanta concerti in Belgio-Italia-Francia.
In campo organizzativo non posso non menzionare la creazione, negli anni ’80, del Festival Musica ’900 a Trento, una manifestazione che per quasi vent’anni ha esplorato il panorama musicale novecentesco con riferimento alla musica “classica” del Novecento ma anche alla sperimentazione, alla musica per film, al jazz, al rock, al pop, alla performance. Di questo percorso ricordo con piacere le partecipazioni di Berio, Penderecki, Donatoni, Sciarrino, accanto a quelle di Morricone, Ortolani, Battiato e molti altri che si sono incrociati dando vita a entusiasmanti progetti musicali.
Sempre a Trento ho inventato la stagione Incontri con l’Europa ove importanti esponenti della cultura (Kagel, Messinis, Dematté, Sanguineti) si sono incontrati/scontrati in modo simpaticamente irrituale con eventi musicali. E ancora la co-direzione artistica del Festival “I Grandi Interpreti” di Verona e Trento e la creazione di PocketOperaItalia, Associazione per la diffusione del Teatro musicale da camera, (“Lego” di Nicola Campogrande coprodotto con Cidim a Verona; “Facade” di William Walton con le London Voices coprodotto con Biennale di Venezia, Palermo e Parigi; “Il Gatto con gli stivali” di Massimo Priori presso il Teatro San Carlo di Napoli; “La Voix Humaine” di Poulenc coprodotto con il Teatro Donizetti di Bergamo).
Per cinque edizioni sono stato Direttore artistico del Concorso internazionale per Direttori d’Orchestra intitolato ad Antonio Pedrotti riuscendo ad esportare la manifestazione a Tokyo – Kanagawa Orchestra, New York – Manhattan School, Montreal – Università, Bruxelles – Palais des Beaux Arts, Praga – Accademia di Musica, ma soprattutto a promuovere giovani talenti, oggi affermati direttori come Buribayev, Petrenko, Valčuha, Wilson, Lu Jia.
Last but not least, la mia attività artistica è stata un continuo intrecciarsi di esperienze pianistiche, direttoriali e compositive. Al pianoforte solista, nonostante qualche concorso vinto, ho preferito la dimensione cameristica collaborando con svariati artisti e formazioni: con la pianista Isabella Turso, con cui di recente ho avviato un percorso compositivo a quattro mani, con mio fratello Diego, oboista, con il Quintetto a fiati italiano, con l’Ensemble Musica ‘900, con i Cameristi, con i Solisti dell’Orchestra della Toscana, collaborando anche con artisti quali Enzo Porta, Kim Kriswell e Pierre Amoyal.
Voglio ricordare anche la creazione del Quartetto’42, con me al pianoforte, Olivier Manoury al bandoneòn, Stefano Zanchetta al violino e Stefano Bianchini al contrabbasso, ovvero una formazione consacrata al Tango argentino alla quale ho anche dedicato alcune piacevoli composizioni.
Come compositore ho scritto diversi brani cameristici, per orchestra, per il teatro ma sono assai affezionato all’idea della trascrizione/elaborazione che è stata ancora una volta ispirata dal monumentale progetto di Berio relativo alla riscrittura/rilettura dell’Orfeo monteverdiano da me realizzato assieme a Betty Olivero, Luca Francesconi, Ludovico Einaudi e Francesco Pisanu. Dopo le realizzazioni di Firenze, Parigi e Colmar negli anni ’80, una versione “definitiva” a cura della Fondazione Sacher di Basilea è stata questo febbraio ripresentata a Parigi e da me diretta nell’ambito della stagione della Philharmonie.
Con piacere ricordo altre due trascrizioni: una, commissionata dall’Orchestra di Madeira consistente nell’elaborazione delle Sette Canzoni spagnole di De Falla per Orchestra Sinfonica (un omaggio alla precedente trascrizione di Berio) ed una Nana eseguita dall’Ex novo Ensemble sempre ispirata da De Falla, commissionatami dal Teatro la Fenice, che conferma questa mia intima e costante necessità di riplasmare il passato nel presente.
L’attività direttoriale ha occupato e occupa ancora gran parte del mio tempo: alla guida di svariate orchestre e partecipando a svariati Festival nazionali ed internazionali quali ilMaggio Musicale, Autunno Veronese, Autunno di Como, Biennale di Venezia, Sofia, Reykjavik, Strasburgo, Tokyo.
Ho avuto il piacere di collaborare con grandi artisti affermati ma anche con giovani solisti di talento che amo sempre sostenere agli esordi di una sempre più complessa carriera e, a testimoniare il mio incessante movimento attraverso generi e stili musicali diversi, anche con Elio delle Storie Tese, il Coro della SAT, Virgilio Savona, Paolo Fresu, Carlos Nunez, gli attori Foà, Piccolo, Schirinzi, Bergallo, Marchini, Marescotti, Vergassola.
Un costante percorso dal Classicismo ai nostri giorni, con una buona dose di prime esecuzioni che testimoniano la volontà di rinnovare la dialettica fra il passato, il presente ed il futuro: a questo proposito ricordo con piacere le Promenades Lyriques del Festival di Tourcoing ove in un solo giorno ho diretto sei opere (brevi ma impegnative di Kagel, Cardi, Olivero, Nieder, Neuwirth, D’Amico) o l’omaggio a Nino Rota ad un Festival di Barga (Play it again, Nino! con la regia di Margot Galante Garrone) dove ho assemblato e diretto brani pressoché sconosciuti di Rota; la prima esecuzione islandese delle Noces di Stravinskij, la realizzazione del Tribuno di Kagel con Arnoldo Foà, Un Histoire du Soldat al Ravenna Festival con la voce recitante (in dialetto romagnolo) di Ivano Marescotti, la macchina Porsche, strumento solista del memorabile concerto inaugurale della Biennale di Venezia del 2009 dedicata al futurismo, cui si affiancavano anche i motori aerei necessari per l’esecuzione del Ballet Mechanique di Antheil.
In campo operistico ho collaborato con registi quali Pierluigi Pizzi, Giuliano Montaldo, Tonino Conte, Paolo Valerio, Elena Barbalich, Patrick Guinand, Jochen Sandig, in produzioni del Maggio Musicale Fiorentino, Fenice, Biennale e Philharmonie di Parigi, Monnaie di Bruxelles, Teatro di Liegi, Teatro Donizetti Bergamo ma, ciò che ritengo fondamentale nel corso della mia articolata carriera, sono le scelte repertoriali, anche provocatorie, che ho sempre cercato di allineare alla mia sensibilità e alla mia onnivora curiosità: emblematica l’ultima stagione con l’orchestra JFutura ove, accanto all’integrale dei concerti di Beethoven, proposti da giovani concertisti selezionati dal Mapp (Martha Argerich Present Project) ho affiancato Babar di Poulenc con Simona Marchini voce recitante, Luis Bacalov straordinario interprete del suo stesso Concerto per pianoforte, Elio impegnato con Frankenstein di Gruber, Paolo Fresu che ha pure eseguito alcune composizioni scritte a quattro mani da me ed Isabella Turso; al Donizetti di Bergamo la Cavalleria Rusticana preceduta dalla proiezione con musica dal vivo della Rapsodia Satanica; e ancora l’orchestra della Fenice impegnata in un concerto con film proiettati e musiche dal vivo di Saint Saens, Kagel, Eissler.
Ricordo anche la rassegna MozarTiamo a Roma al Teatro Olimpico (Filarmonica Romana), ove ogni programma comprendeva brani mozartiani di rara esecuzione, commissioni in prima assoluta dedicate al salisburghese, concerti per strumento solista con vincitori di importanti concorsi internazionali; l’integrale delle Kammermusiken hindemithiane da me dirette a Napoli; la deliziosa “Opera delle Filastrocche” di Virgilio Savona (del Quartetto Cetra) diretta ad un Maggio Fiorentino ed alla Fenice.
Da tutto ciò emerge non solo la necessità di scelte repertoriali in continuo movimento, ma anche la riluttanza ad aderire a logiche di mercato che, accanto alle più noiose ritualizzazioni accademiche, anestetizzano a mio parere il piacere della musica viva.
In ogni caso non abbandonerò i concerti “classici”, sia come pianista che direttore, dal momento che ritengo che anche l’alimentazione musicale debba essere varia e di qualità.
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VISUAL IDENTITY PROJECT by AMUSART®
Concept & art direction: Tiziana Tentoni
Photo shooting: Alberto Mantegna
Website: Ecograph
www.amusart.com
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