Il mio atteggiamento con i vari generi musicali è piuttosto uniforme: credo che ogni genere si possa consolidare attraverso la formazione di un repertorio ma credo anche che l’interprete, strumentista o direttore che sia, debba evitare di cementificare questo rapporto attraverso scelte convenzionali o ripetitive.
Nelle mie esperienze con l’Opera o il Teatro Musicale ho di conseguenza privilegiato accostamenti inusuali, Cavalleria Rusticana con Rapsodia Satanica o L’Impresario delle Smirne con l’Impresario mozartiano, testi di rara esecuzione quali “Il mondo della Luna” di Haydn ed il “Trionfo dell’Onore” di Scarlatti , la Voix humaine di Poulenc, l’Aumento di Chailly, I Due timidi di Rota, Brundibar di Hrasa, Lego di Campogrande, Vite immaginarie di Tutino, Frau Frankenstein di Battistelli, Frankenstein di Gruber, gli “Enigmi mozartiani” di Olivero, Cardi, D’Amico, Nieder, Neuwirth, dedicandomi anche all’elaborazione di testi preesistenti come l’Orfeo di Monteverdi o alla teatralizzazione di brani non concepiti necessariamente per la scena quali Façade di Walton, Play it again, Nino! con musiche di Rota, l’Histoire di Stravinskij, il Tribuno di Kagel.